Mi chiedo chi sono. Mi chiedo cosa voglio.
Ma non ho nessuna risposta.
Ho bisogno di averti accanto, in questo circo grottesco in cui mi tocca fare tutto.
Sono il presentatore, il domatore di leoni, la scimmietta addestrata, il clown.
Ho bisogno di te.
Sei tutto ciò che voglio, tutto ciò che ho sempre voluto.
Tutte queste persone intorno.
Questa città, con le sue strade e i suoi palazzi.
Tutto queste nuvole strappate e questo sole sprecato.
Tutta questa pioggia e quest'oscurità. Sprecate.
Tutta questa vita intorno non ha senso. E' vuota e opaca.
E' sprecata.
Non ha alcun senso senza di te.
Tutti i miei pensieri.
Sono tuoi e di nessun'altro.
Tutto me stesso.
Sono tuo e di nessun'altro.
martedì, gennaio 31, 2006
lunedì, gennaio 23, 2006
domenica, gennaio 22, 2006
Otto Ohm - Tu sei
E’ già mattino
le stelle vanno via
e com’è triste il ritorno
sento che già mi mancherai
sul mio cuscino
lascerò addosso il tuo odore
per non dimenticare mai
momenti da mille parole
vorrei essere
il tuo pensiero più ricorrente
tra tanta gente
riuscire a sentirmi più vicino a te
ma sono impaziente
stringerti è l’unica cosa che possa colmare l’istante
resto sospeso in attesa che arrivi tu
Tu sei le cose
tra quelle cose
che mi appartengono da sempre eppure resteranno sempre nuove storie
tra quelle cose
che io non ho mai chiesto a nessuno e invece tu me le hai volute proprio regalare
senza parlare
a lume basso si riflettono due ombre che si abbracciano
tra tutte quelle cose già assorbite
a cui ormai non riesco a rinunciare
le ho metabolizzate in fondo al mio destino
Piccole solitudini
che si assomigliano
si fondono in questo spazio
che sembra l’unico
disposto a fare finta
di non guardare
di non guardare
l’abbraccio che soltanto io ti posso dare
cerco tra tante
l’intensità del tuo sguardo
che accende in me mille parole
non basterebbero a descriverti
per me tu sei
un lampo che ti attraversa di cui non sentirai dolore
è quasi dolce come prenderti
Tu sei le cose
tra quelle cose
che mi appartengono da sempre eppure resteranno sempre nuove storie
tra quelle cose
che io non ho mai chiesto a nessuno e invece tu me le hai volute proprio regalare
senza parlare
a lume basso si riflettono due ombre che si abbracciano
tra tutte quelle cose già assorbite
a cui ormai
non riesco a rinunciare
le ho metabolizzate in fondo al mio destino
tra quelle cose
che rispecchiano i miei desideri e allora vanno conquistati
si tu sei tra quelle cose
il mio presente, il mio passato
sembra che ti abbia conosciuta chissà quando
tu sei quelle cose
e a pensarci
veramenteti viene un po’ da ridere
tu sei quelle cose...
tu sei quelle cose...
giovedì, gennaio 19, 2006
Cinque Strane Abitudini
REGOLAMENTO
Il prescelto di questo gioco posta sul suo blog un messaggio con il titolo “Cinque Strane Abitudini", descrivendole di seguito.
Alla fine del post deve scegliere cinque nuove persone da indicare per il gioco e linkare il loro blog o web journal. Non dimenticate di lasciare un commento nei loro blog o journal dicendogli che sono stati "scelti" e di venire a leggere il vostro blog per saperne di più.
Le persone che vengono invitate a scrivere un messaggio sul loro blog a proposito delle loro strane abitudini devono anche indicare chiaramente questo regolamento.
Ma adesso passiamo alle mie strane abitudini..!
1) Quando scrivo la mia "musa ispiratrice" è legata fondamentalmente a tre emozioni: la rabbia, la completa solitudine, e lo skazzamento da forme di noia sempre nuove. Riesco a scrivere qualcosa di sensato solo in presenza di almeno una tra queste condizioni. Se poi ci sono tutte, meglio ancora (si fa per dire).
2) Mi dicono che quando incontro una ragazza che mi piace, mentre ci parlo assumo un'espressione ebete. Più che una strana abitudine sarà un riflesso incondizionato, perchè io di certo non ci faccio caso..!
3) Detesto il freddo. Qui in sicilia non abbiamo il super-freddo tipico del nord, ma la temperatura relativamente più calda ci ha abituato a serate più nomadi, senza fermarci più di tanto al caldo nei locali, ma girandoli un po' tutti, vagando per il centro. Ma anche qui in inverno fà freddo. A volte ho così tanto freddo che per non ibernarmi esco con il pigiama sotto i jeans.
4) Sul comodino accanto al letto tengo quasi sempre un libro già letto che mi ha colpito, una sorta di bibbia rieletta periodicamente, a cui ogni tanto dò delle letture veloci. “Fight Club” c’è rimasto per un bel po’. Adesso c’è “Lennon Guevara Bugatti” di Enrico Brizzi.
5) Quando sono teso oppure molto molto incazzato (ma ironicamente incazzato) sparo delle battute davvero sagaci e maledico il mondo in modi così intelligenti che stupiscono anche me.
I miei blogger scelti sono: Tonyz di "Wait 4 sleep", Franky di "momenti nascosti", il fantasioso Vincenzo, l'amico Peppe di "sensazioni discordanti" e la vecchia amica SexyOverSize!
Il prescelto di questo gioco posta sul suo blog un messaggio con il titolo “Cinque Strane Abitudini", descrivendole di seguito.
Alla fine del post deve scegliere cinque nuove persone da indicare per il gioco e linkare il loro blog o web journal. Non dimenticate di lasciare un commento nei loro blog o journal dicendogli che sono stati "scelti" e di venire a leggere il vostro blog per saperne di più.
Le persone che vengono invitate a scrivere un messaggio sul loro blog a proposito delle loro strane abitudini devono anche indicare chiaramente questo regolamento.
Ma adesso passiamo alle mie strane abitudini..!
1) Quando scrivo la mia "musa ispiratrice" è legata fondamentalmente a tre emozioni: la rabbia, la completa solitudine, e lo skazzamento da forme di noia sempre nuove. Riesco a scrivere qualcosa di sensato solo in presenza di almeno una tra queste condizioni. Se poi ci sono tutte, meglio ancora (si fa per dire).
2) Mi dicono che quando incontro una ragazza che mi piace, mentre ci parlo assumo un'espressione ebete. Più che una strana abitudine sarà un riflesso incondizionato, perchè io di certo non ci faccio caso..!
3) Detesto il freddo. Qui in sicilia non abbiamo il super-freddo tipico del nord, ma la temperatura relativamente più calda ci ha abituato a serate più nomadi, senza fermarci più di tanto al caldo nei locali, ma girandoli un po' tutti, vagando per il centro. Ma anche qui in inverno fà freddo. A volte ho così tanto freddo che per non ibernarmi esco con il pigiama sotto i jeans.
4) Sul comodino accanto al letto tengo quasi sempre un libro già letto che mi ha colpito, una sorta di bibbia rieletta periodicamente, a cui ogni tanto dò delle letture veloci. “Fight Club” c’è rimasto per un bel po’. Adesso c’è “Lennon Guevara Bugatti” di Enrico Brizzi.
5) Quando sono teso oppure molto molto incazzato (ma ironicamente incazzato) sparo delle battute davvero sagaci e maledico il mondo in modi così intelligenti che stupiscono anche me.
I miei blogger scelti sono: Tonyz di "Wait 4 sleep", Franky di "momenti nascosti", il fantasioso Vincenzo, l'amico Peppe di "sensazioni discordanti" e la vecchia amica SexyOverSize!
mercoledì, gennaio 11, 2006
Vita d'altri / Terzo
Quella mattina Jacopo si svegliò presto.
“Strano” pensò, “sono solo le dieci e non ho più sonno…”.
Poi realizzò il perché di quel risveglio anticonformista. Pensava a quel pomeriggio, all’appuntamento con la ragazza spettacolare, Aurora.
Come avevano deciso, quel pomeriggio si sarebbero visti in facoltà per scambiarsi gli appunti di storia contemporanea.
D’altronde lei non aveva gli appunti. Mica poteva negarglieli. E che cazzo, proprio no.
Il problema di fondo però è che neanche lui li aveva. E fu Martino a salvargli il culo: li procurò da una sua amica che aveva già dato la materia.
Mica era ripetente e ventiduenne come Jacopo, lei. Aveva studiato, lei.
Il nostro, avuti gli appunti, passò addirittura l’intera mattinata a leggerli e ricopiarli, perché ad Aurora aveva detto che erano i suoi appunti. Che cazzo di figura ci avrebbe fatto se non sapeva neanche cosa aveva scritto..?
Povero Jacopo. Cercate di capirlo.
Nel vocabolario della sua mente cercando ‘innamorato’ potete leggere: puoi definirti ‘innamorato’ quando tutte le risorse mentali disponibili vengono monopolizzate da un unico pensiero di carattere femmineo, costringendoti a mettere in secondo piano il resto della tua vita. Vedi la voce ‘patetico’.
Talmente patetico che quasi un’ora prima dell’appuntamento era già in aula studio a fare palesemente finta di studiare, guardandosi intorno speranzoso ogni trenta secondi circa.
Finchè, passato qualche lungo minuto dopo le quattro, non la vide arrivare da lontano, facendo un cenno con la mano. Sorrideva.
La accolse con un’espressione ebete a dir poco unica.
Innamorato..? No, no. Patetico.
Si salutarono, baci sulle guance: una liscia e morbida, l’altra ruvida e spigolosa.
Si scambiarono gli appunti, e colti dal richiamo della nicotina, uscirono in uno dei cortiletti della facoltà.
Il cortile in questione era una vera e propria oasi di pace. Lì, tra gli alberi ombrosi, il tempo pareva fermarsi, i problemi svanire.
Potevi startene in pace per i cazzacci tuoi, senza che nessuno venisse a disturbare il flusso dei tuoi pensieri.
A parte chi veniva a cercarti una cartina.
Immaginate com'è stare in questo posto stupendo con una ragazza stupenda. Ne può uscire solo qualcosa di unico e meraviglioso..! Al nostro Jacopo sembrava di non aver mai parlato tanto con una ragazza.
Avevano affrontato gli argomenti più disparatati. Avevano parlato di così tante cose che non riusciva a ricordarle tutte.
Cominciarono dalle solite cose che si dicono per rompere il ghiaccio: l’università, l’esperienza della scuola superiore, gli amici, le uscite alcoliche per vicoli e locali del venerdì sera.
Poi erano passati alla musica, argomento molto importante per il nostro, che con somma gioia e gaudio aveva scoperto che non era una fan di Laura Pausini. Tutt’altro. La ragazza aveva una cultura musicale piena zeppa di chitarre distorte.
Decisamente meritevole della sua approvazione.
Quando ormai entrambi si erano tranquillizzati un po’, erano arrivati alle esperienze sentimentali passate e presenti: e qui si giocava il tutto per tutto.
Se lei aveva il classico e immancabile ex ragazzo che la perseguitava, Jacopo sarebbe stato costretto a minacciarlo.
Cazzo se c’è una cosa che odia sono gli ex.
I metodi nazisti, ci vogliono con gli ex.
Se invece aveva altri ragazzi che le andavano dietro la cosa si poteva superare.
Ma se lei in prima persona stravedeva per qualcuno…allora finiva lì. Sarebbe stato come sbattere la testa su un muro di cemento. E perdipiù, lei avrebbe iniziato a raccontargli di questo tipo che le piaceva e sarebbe capitata la cosa più orribile che può capitare a chi ci prova con una ragazza che stravede per qualcun’altro: diventare il confidente.
Jacopo rabbrividiva all’idea.
In un strano miscuglio di malinconia e allegria, rabbia e noncuranza, lei si aprì a lui, raccontandogli delle sue esperienze passate. Dei ragazzi che l’avevano amata, ma non del tutto. Dei ragazzi che l’avevano fatta soffrire, ma anche sorridere. Di quelli che lei aveva amato. O almeno così credeva in quel momento.
Sembrava non avere rimpianti, beata lei.
Niente ex invadenti. Jacopo stentava a crederci.
Niente ragazzi che le andavano dietro. Solo la consapevolezza di piacere, senza la presunzione di costruirci sopra un ego mostruoso.
E poi lei aveva quel modo di guardarlo, quello sguardo azzurro puntato su di lui, sui suoi occhi, con rapide occhiate alla sua bocca quando parlava, che in tutta onestà gli faceva sperare di essere lui quel ragazzo per cui lei stravedeva.
Quello sguardo azzurro gli faceva cullare la speranza che non sarebbe mai diventato il suo confidente. Ma forse, un giorno, il suo ex invadente che di certo qualcun altro avrebbe odiato.
Continua >> Quarto
“Strano” pensò, “sono solo le dieci e non ho più sonno…”.
Poi realizzò il perché di quel risveglio anticonformista. Pensava a quel pomeriggio, all’appuntamento con la ragazza spettacolare, Aurora.
Come avevano deciso, quel pomeriggio si sarebbero visti in facoltà per scambiarsi gli appunti di storia contemporanea.
D’altronde lei non aveva gli appunti. Mica poteva negarglieli. E che cazzo, proprio no.
Il problema di fondo però è che neanche lui li aveva. E fu Martino a salvargli il culo: li procurò da una sua amica che aveva già dato la materia.
Mica era ripetente e ventiduenne come Jacopo, lei. Aveva studiato, lei.
Il nostro, avuti gli appunti, passò addirittura l’intera mattinata a leggerli e ricopiarli, perché ad Aurora aveva detto che erano i suoi appunti. Che cazzo di figura ci avrebbe fatto se non sapeva neanche cosa aveva scritto..?
Povero Jacopo. Cercate di capirlo.
Nel vocabolario della sua mente cercando ‘innamorato’ potete leggere: puoi definirti ‘innamorato’ quando tutte le risorse mentali disponibili vengono monopolizzate da un unico pensiero di carattere femmineo, costringendoti a mettere in secondo piano il resto della tua vita. Vedi la voce ‘patetico’.
Talmente patetico che quasi un’ora prima dell’appuntamento era già in aula studio a fare palesemente finta di studiare, guardandosi intorno speranzoso ogni trenta secondi circa.
Finchè, passato qualche lungo minuto dopo le quattro, non la vide arrivare da lontano, facendo un cenno con la mano. Sorrideva.
La accolse con un’espressione ebete a dir poco unica.
Innamorato..? No, no. Patetico.
Si salutarono, baci sulle guance: una liscia e morbida, l’altra ruvida e spigolosa.
Si scambiarono gli appunti, e colti dal richiamo della nicotina, uscirono in uno dei cortiletti della facoltà.
Il cortile in questione era una vera e propria oasi di pace. Lì, tra gli alberi ombrosi, il tempo pareva fermarsi, i problemi svanire.
Potevi startene in pace per i cazzacci tuoi, senza che nessuno venisse a disturbare il flusso dei tuoi pensieri.
A parte chi veniva a cercarti una cartina.
Immaginate com'è stare in questo posto stupendo con una ragazza stupenda. Ne può uscire solo qualcosa di unico e meraviglioso..! Al nostro Jacopo sembrava di non aver mai parlato tanto con una ragazza.
Avevano affrontato gli argomenti più disparatati. Avevano parlato di così tante cose che non riusciva a ricordarle tutte.
Cominciarono dalle solite cose che si dicono per rompere il ghiaccio: l’università, l’esperienza della scuola superiore, gli amici, le uscite alcoliche per vicoli e locali del venerdì sera.
Poi erano passati alla musica, argomento molto importante per il nostro, che con somma gioia e gaudio aveva scoperto che non era una fan di Laura Pausini. Tutt’altro. La ragazza aveva una cultura musicale piena zeppa di chitarre distorte.
Decisamente meritevole della sua approvazione.
Quando ormai entrambi si erano tranquillizzati un po’, erano arrivati alle esperienze sentimentali passate e presenti: e qui si giocava il tutto per tutto.
Se lei aveva il classico e immancabile ex ragazzo che la perseguitava, Jacopo sarebbe stato costretto a minacciarlo.
Cazzo se c’è una cosa che odia sono gli ex.
I metodi nazisti, ci vogliono con gli ex.
Se invece aveva altri ragazzi che le andavano dietro la cosa si poteva superare.
Ma se lei in prima persona stravedeva per qualcuno…allora finiva lì. Sarebbe stato come sbattere la testa su un muro di cemento. E perdipiù, lei avrebbe iniziato a raccontargli di questo tipo che le piaceva e sarebbe capitata la cosa più orribile che può capitare a chi ci prova con una ragazza che stravede per qualcun’altro: diventare il confidente.
Jacopo rabbrividiva all’idea.
In un strano miscuglio di malinconia e allegria, rabbia e noncuranza, lei si aprì a lui, raccontandogli delle sue esperienze passate. Dei ragazzi che l’avevano amata, ma non del tutto. Dei ragazzi che l’avevano fatta soffrire, ma anche sorridere. Di quelli che lei aveva amato. O almeno così credeva in quel momento.
Sembrava non avere rimpianti, beata lei.
Niente ex invadenti. Jacopo stentava a crederci.
Niente ragazzi che le andavano dietro. Solo la consapevolezza di piacere, senza la presunzione di costruirci sopra un ego mostruoso.
E poi lei aveva quel modo di guardarlo, quello sguardo azzurro puntato su di lui, sui suoi occhi, con rapide occhiate alla sua bocca quando parlava, che in tutta onestà gli faceva sperare di essere lui quel ragazzo per cui lei stravedeva.
Quello sguardo azzurro gli faceva cullare la speranza che non sarebbe mai diventato il suo confidente. Ma forse, un giorno, il suo ex invadente che di certo qualcun altro avrebbe odiato.
Continua >> Quarto
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