lunedì, giugno 04, 2007

martedì, marzo 27, 2007

mercoledì, febbraio 28, 2007

Stasera potrei spaccare il mondo..! Finalmente sto prendendo in mano le redini della mia vita!!
Da circa un mese lavoro in uno studio fotografico. Anche se alcuni giorni torno a casa accecato dal monitor e mentalmente devastato, sono convinto che non avrei potuto trovare lavoro migliore! Mi ritengo fortunatissimo. Lavoro per qualcuno che mi valorizza...faccio un lavoro appagante...e ultimo ma non ultimo inizio finalmente a vedere il potere dell'indipendenza economica, che di solito vuol dire indipendenza e basta! Non vedo più il lavoro come omologazione e annullamento. Non nel mio lavoro almeno. Mi arrivano stimoli da tutte le parti e sono felice!

L'unica nota negativa è il bastardissimo motorino, quello Scarabeo 125 che non ho MAI voluto, ma che da bravo mi sono accollato. Bene, il fottuto scarabeo è definitivamente uscito di scena. Il motore è talmente andato che non vale la pena di ripararlo.
E sapete QUANTO io ho sempre tenuto alla mia indipendenza da passaggi a scrocco e cose del genere. Quindi potete immaginare QUANTO mi dia fastidio questa situazione.
Però in tutto ciò c'è anche la nota positiva: quell'indipendeza economica di cui parlavo prima, che piano piano mi sta aprendo nuove possibilità.
Quindi, pare proprio che il vostro "Jacopo" presto avrà davvero la sua Vespa.
E chiaramente la chiamerò Aurora. Almeno fin quando un'Aurora in carne ed ossa non verrà a reclamarne il nome..! ;-)

sabato, gennaio 13, 2007

Pensieri Strambi come buchi neri è l'unica cosa che vede.
E non si accorge delle sfumature intorno.


This is your life, and it's ending one minute at a time

And you open the door
and you step inside
we're inside our hearts
now imagine your pain
is a white ball of healing light
that's right, feel your pain,
the pain itself,
is a white ball of healing light
i don't think so

this is your life
good to the last drop,
doesn't get any better than this
this is your life, and it's ending
one minute at a time
this isn't a seminar
and this isn't a weekend retreat
where you are now
you can't even imagine
what the bottom will be like

only after disaster
can we be resurrected
it's only after you've lost
everything that you're
free to do anything

nothing is static,
everything is appalling (evolving),
everything is
falling apart

you are not a beautiful and unique snowflake
you are the same decaying
organic matter as everything else
we are all a part of the same compost heap
we are the all-singing,
all-dancing crap of the world
you are not your bank account,
you are not the clothes you wear
you are not the contents of your wallet
you are not your bowel cancer
you are not your grande latte
you are not the car you drive
you are not your fucking khakis

you have to give up

you have to realise that someday you will die,
until you know that you are useless
i say let me never be complete
i say may i never be content
i say deliver me from swedish furniture
i say deliver me from clever art
i say deliver me from clear skin and perfect teeth
i say you have to give up
i say evolve, and let the chips
fall where they may

i want you to hit me as hard as you can

welcome to fight club
if this is your first night
you have to fight

giovedì, gennaio 04, 2007

Requiem

Mi muovo nel buio di una notte senza luna. Le strade sono cupe e tenebrose, costellate dalle sagome grigio su nero delle automobili, abbandonate così come i conducenti le hanno lasciate: alcune al centro della strada, altre per metà sui marciapiedi.
I lampioni ai lati delle strade sono spenti. L’energia elettrica ha smesso di scorrere nello stesso momento in cui coloro che si occupavano delle centrali hanno smesso di occuparsene, o più probabilmente, sono morti. Da allora regna su di noi un’oscurità che la nostra generazione non aveva mai conosciuto.
Beh, nessuno può biasimarci per questo. Avevamo sempre avuto tutto a portata di mano. Acqua imbottigliata. Cibo precotto e imbustato. Abiti cuciti, lavati e stirati per noi da altri. Bastava premere un interruttore e avevi tutta la luce che volevi senza alcuno sforzo.
Avevamo tutto, ed erano tutte cose scontate come respirare. Le avevamo avute dal primo dei nostri giorni e le sottovalutavamo. Finchè non vennero meno.
Era il 2006 quando iniziò la fine. Terzo conflitto mondiale.

Contrariamente a quanto ci aspettavamo in quegli anni, la causa del conflitto non fù il contrasto tra musulmani ed ebrei, ma una guerra civile tutta americana.
Ma andiamo con ordine.
In seguito agli attentati dell’11 settembre 2001, il governo americano propose ed approvò l’USA PATRIOT Act. Si preferì la sicurezza e il maggior controllo a discapito dei diritti dei cittadini, della privacy e della libertà d’espressione.
All’inizio il governo aveva la possibilità di effettuare intercettazioni telefoniche, l'accesso a informazioni personali e il prelevamento delle impronte digitali nelle biblioteche. Ma noi eravamo troppo pigri per preoccuparcene. Troppo presi dal tram tram delle nostre vite quotidiane, da altri inutili problemi.
Nel 2006 la situazione si aggravò: vennero sventati nuovi attentati e l’applicazione dell’USA PATRIOT Act venne inasprita.
I servizi segreti non avevano mai avuto tanto potere. In tutta l’america il governo compiva arresti in seguito a perquisizioni ed intercettazioni telefoniche. Gli esperti di informatica tornarono a parlare di Echelon, il presunto sistema satellitare per intercettare i dati inviati su internet, e-mail comprese.
Quando la gente vide i propri cari arrestati finalmente si rese conto di cosa stava accadendo: iniziarono a crearsi vere e proprie rivoluzioni su piccola scala.
I telegiornali non parlavano d’altro: rivoltosi arrestati. Attentato terroristico sventato. Il presidente invita i cittadini alla calma.
Ma la situazione andò peggiorando, e la gente dovette decidere se rimanere nelle città e perdere gran parte dei propri diritti civili con la scusa della sicurezza o lasciare le città per aree rurali più isolate.
Nel giro di sei mesi la situazione precipitò: fù la guerra civile.
Il governo riuscì ad assicurarsi il controllo delle città, ma non delle campagne, che divennerò così punto di ritrovo per chi teneva ancora alla propria libertà, e per quella era disposto a morire.
La guerra civile ebbe fine nel 2015, quando la Russia lanciò bombe atomiche sulle principali città statunitensi, eliminando il governo federale e assicurando perciò la vittoria alle forze rurali.
Per rappresaglia, la maggior parte delle aree urbane del mondo furono bombardate. Europa e Africa furono quelle più colpite e in una notte milioni di persone morirono all’unisono, carbonizzate dalla fiamma purificatrice della nostra era.
La civiltà come la conoscevamo scomparve proprio quella notte, e in breve tempo arrivammo a questo.

Stringo più forte il fucile che tengo nella mano destra. I miei compagni camminano dietro di me, silenziosi come ombre. Non li vedo, ma so che ci sono.
Avanziamo quatti, circospetti, tutti armati fino ai denti. Ci muoviamo come gatti da una parte all’altra della strada seguendo le sagome delle macchine incustodite e fuori uso, finchè non vediamo in lontananza un bagliore di fiamme, sulla destra della strada.
Mi lego i capelli, per evitare che mi vadano davanti agli occhi, imbraccio il fucile e lo stringo tanto forte che le nocche sbiancano. Prima ancora della volontà stessa di continuare a vivere, è il fucile che mi permette di andare avanti in un mondo in cui ogni briciolo di umanità sta rapidamente svanendo.
Avvicino l’occhio al mirino telescopico e lo punto verso il lontano bagliore di fuochi.
Nel tondo del mirino li vedo, vaghi e sfocati finchè non metto a fuoco: sono una decina, raccolti intorno ad un grosso fuoco, tutti armati. Fucili da caccia, pistole, coltelli. Uno si trascina dietro addirittura un’ascia da pompiere.
È una vecchia stazione di rifornimento. Tra poco la assalteremo, uccidendo chiunque ci sbarri la strada.
Dopo la guerra, tutti i beni di prima necessità sono diventati oggetto di contesa.
Tra questi c’è la benzina. Serve per i mezzi di trasporto e per i generatori di energia elettrica. È più importante di una vita umana, così importante che per averla una volta pagavamo qualsiasi prezzo. Adesso per qualche litro di benzina ci spariamo addosso.
Un movimento ai bordi del mirino mi fa puntare più in alto, verso il palazzo adiacente alla stazione di rifornimento. La costruzione in cemento sovrasta la zona dall’alto dei suoi tre piani. Le finestre senza vetri hanno l’aspetto di cavità oculari vuote e quadrate. Da queste si intravede un po’ di movimento, segno che queste persone hanno occupato il palazzo, facendone la loro roccaforte. Questo vuol dire anche che la decina vicino alle pompe è solo una parte del gruppo che risiede lì.
Persone che una volta erano avvocati, operai, meccanici, disoccupati. Tra poco li uccideremo. Il ragazzo che stava alla cassa di un supermercato. Deve morire: è la legge del più forte. L’uomo di mezz’età che aspettava in fila dietro di tè, con un cartone del latte tra le braccia. Potrebbe essere lui a piantarti una pallottola nella nuca e liberarti da questo schifo.

E pensare che una volta ero un bravo ragazzo. Avevo una ragazza e la mia unica preoccupazione era cosa fare della mia vita.

Ma non è poi così strano.
Venimmo al mondo come cacciatori.
E dopo la società dello shopping, in cui non avevamo niente per cui lottare e niente per cui morire.
Dopo la società in cui l’umanità veniva plasmata dalla moda e dagli stilisti.
Dopo tutto questo, siamo ancora qui, e abbiamo qualcosa per cui lottare: le nostre vite.
Nonostante tutto, siamo di nuovo cacciatori.

(liberamente ispirato al futuro descritto da John Titor)

lunedì, dicembre 04, 2006

Capoeira é defesa, ataque, a ginga do corpo e a malandragem!

A mio parere uno dei più bei video sulla Capoeira!

martedì, novembre 21, 2006

Una cosa che ho sempre amato sono le sfumature. Di colore e non.
Ultimamente però -da un bel pezzo, penseranno gli aficionados- sono più orientato per il bianco e nero. Tipo vecchie bobine, no? Film davvero vecchi. Della serie che neanche riesci ad immaginarle quelle scene a colori, nè i colori in sè.
Anche se -cosa non di poco conto- sei sicuro che ci sono stati.
C'erano, ti dici. E sembravano vividissimi.
Adesso invece, annego tra le ombre di palazzi. Squallido cemento quadrato. Sembrano prigioni. Forse lo sono davvero.
Vorrei abbatterle con mani da titano. Stritolarli tra le dita e polverizzarli sotto i miei piedi.
Per restare così il più imponente e libero di tutti.
Dipingendo poi, con pennelli degni di un dio, nuovi paesaggi.
A colori.

venerdì, novembre 10, 2006

martedì, ottobre 03, 2006

(Strafottute) Albe Meccaniche

Ho fatto nei miei giorni cose discutibili
E sotto pelle porto segni indelebili
Ho famigliarizzato con le mie oscurità
E patteggiato sul dolore una stabilità

E ciò che può capitarti
Quando rimani a guardarti
Allineare risvegli dentro albe meccaniche

Ho affondato i denti a puro scopo diagnostico
Per ritrovare in fondo solo cenere e costole

E ciò che può capitarti
Quando rimani a guardarti
Allineare i risvegli dentro albe meccaniche

Nell'amara litania delle solite cose ci si può morire sai
Nel conforto eutanasia delle solite cose ci si può finire….finire
Nell'amara litania delle solite cose ci si può morire sai
Nel conforto eutansia delle solite cose ci si può finire…finire

Ho infilato il cappio alle mie notti più lugubri
Ma ho visto negli specchi evaporare le immagini
E diventare vecchio ciò che un tempo era giovane

E ciò che può capitarti
Quando rimani a guardarti
Allineare i risvegli dentro albe meccaniche

Nell'amara litania delle solite cose ci si può morire sai
Nel conforto eutanasia delle solite cose ci si può finire…..finire
Nell'amara litania delle solite cose ci si può morire sai
Nel confotrto eutanasia delle solite coseci si può finire…..finire

Dentro albe meccaniche
Dentro albe meccaniche